Il signore dei draghi ("The Farthest Shore"), Romanzo di Ursula K. Le Guin

 


Dopo quasi 4 mesi son tornato a leggere la meravigliosa Saga fantasy di Terramare (o Earthsea) di Ursula K. Le Guin, terminando stanotte, dopo 3 'sedute', la lettura del terzo Libro considerato, per la sua distanza temporale dal successivo "Tehanu" (pubblicato nel 1990, mentre questo risale al 1972), la chiusura della Trilogia originaria. Comunque,  ne approfitto per riportare ancora in vita questo blog semi-non-morto proponendo qualche riflessione (probabilmente) spicciola sul suo contenuto. 

Trama:

Arren, principe di Enlad, viene inviato dal proprio padre a Roke per riferire all'Arcimago Ged, almeno una ventina d'anni più maturo rispetto alle avventure precedenti, di un fenomeno temibile e misterioso che indebolisce magia e canzoni nella sua terra d'origine, ma questi eventi pare si stiano diffondendo in tutta Terramare. Ged decide quindi di partire per indagare sull'origine di questo problema, portandosi dietro Arren, desideroso di aiutare l'Arcimago, ma il viaggio sarà pieno di pericoli e, soprattutto, di dubbi. 

Commento:

In questo terzo capitolo della Saga di Terramare assistiamo ad un altro cambio di protagonista, questa volta nuovamente maschio (il principe Arren), ma come sempre Ged resta un Personaggio principale, invecchiato (la sua età ora dovrebbe aggirarsi sulla cinquantina) e reso ancora più saggio dalle esperienze, non tutte narrate nei libri precedenti e questo, se in certi punti mi ha provocato il timore di aver dimenticato passaggi salienti, dall'altro ha rafforzato il fascino di questo Ciclo di Romanzi. 
Come i suoi predecessori, anche 'Il signore dei draghi' (in origine "The Farthest Shore", tradotto molto più fedelmente nelle prime edizioni italiane come 'La spiaggia più lontana') è costruito come un racconto di formazione, riavvicinandosi soprattutto alla struttura del capostipite, 'Il mago' ("A Wizard of Earthsea"), la cui vena 'on-the-road' viene enfatizzata. Ad una prima lettura mi è parso, a differenza dei due volumi passati, avvicinarsi in misura molto maggiore agli stilemi standard della letteratura fantasy post-Tolkieniana, in particolare per la questione del 'ritorno del re' e per la maggiore (sempre in confronto ai due antecedenti) importanza iconografica della spada, e questo mi porta ad avvertire un leggero distacco dall'immaginario filo-libertario della Scrittrice (per quel che so della sua Poetica e per quel pochissimo che ho letto delle sue Opere, ovvero solo Terramare fino al mio punto attuale) portandomi forse a ritenerlo un gradino inferiore nella Saga. Ciò nonostante, rimaniamo sempre molto lontani dal feticismo guerresco dei cloni, più o meno riusciti, di "The Lord of the Rings", e infatti la citata spada, appartenente al giovane protagonista del romanzo, non viene praticamente mai usata e quando questo accade serve più che altro per distrarre il nemico (identificato come un alter ego di Ged che ha ceduto alla propria Ombra, e concordo con questa interpretazione) senza avere una vera efficacia nella sua sconfitta. Fondamentali, inoltre, sono le riflessioni sull'importanza dell'Equilibrio nel mondo e sulle enormi contraddizioni che allo stesso tempo affliggono e nutrono l'Animo umano, in particolare orbitanti intorno alla Vita e alla Morte, di cui non si propone una visione paradisiaca ma senza nemmeno 'metterne in scena' un'immagine infernale, tenendo inoltre aperta la porta al Mistero e sposando, in certe frasi, una visione quasi animistica (almeno per certi aspetti). Ci sono numerosi passaggi molto interessanti nell'esplorazione di luoghi nuovi di Terramare, con possibili letture anche sociali dei mondi mostrati, mentre il ritorno dei draghi e della loro imperscrutabile filosofia riporta un senso di fierezza, ma per oggi chiudo qui questo flusso di pensieri, sperando prima o poi di continuare la lettura di questa avvincente Saga, anche se dubito di riuscire a farlo in tempi brevi. 
Togni Aronne

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