John Carpenter's "The Fog"
Opinioni Cinefile di Togni "Thanatos" Aronne
Prosegue questa sottospecie di "rubrica" cinematografica: questa volta la mia opinione è un po' più articolata, e rientra anche in una mia preparazione per la costruzione di un omaggio personale ad uno dei "miei" Maestri Cinematografici, John Carpenter.
Infatti, "The Fog" è comunque un'Opera Cinematografica di Altissimo Livello, l'ennesimo Cult del Regista, il quale continua a mantenere il suo Stile solidamente ancorato al Classico e alla sua inconfondibile concezione Minimalista: nell'Orrore, spesso costruito con il Non-Visto (e con la Nebbia il Non-Visto diventa praticamente inevitabile), nelle Musiche, nella limitazione di virtuosismi fini a sé stesso... Al contempo però l'Autore prosegue nel suo Percorso di Crescita Formale. Riprende il Montaggio Alternato, già sperimentato nell'Esordio scolsatico di "Dark Star", ma la Mano ora è sicurissima e riesce a sfruttare al massimo le Potenzialità Espressive di tale scelta stilistica, conferendo al Film un Tono Corale, di condivisione collettiva dell'Orrore. In realtà, già in "Assault on Precinct 13" e, soprattutto, in "Halloween" Carpenter passava da un ambiente all'altro mentre faceva procedere la narrazione, ma qui l'espediente viene sottolineato 'spezzando' le varie scene per ricomporle in un continuo botta e risposta, quasi in una sorta di mosaico ricercando (e ottenendo) l'Impressione di trovarsi in un flusso continuo e concatenato di eventi, i quali in parte si ricomporranno spazialmente nel Finale, dove all'interno della chiesa troveremo quasi tutti i Protagonisti e le Protagoniste principali. Fatta eccezione per la Barbeau, che mantiene per quasi tutta la durata della Pellicola la sua Posizione alla stazione-radio, come una sorta di Guardiana del Faro mescolata alla Figura Classica e greca dell'Aedo, senza dimenticare la dimensione quasi Oracolare del suo ruolo.
Riguardo alla Fotografia, non si possono non segnalare le Magnifiche Immagini con Protagonista la Nebbia, pervasa da spasmi luccicanti e colorati, la quale avvolge le Inquadrature e i Personaggi, iniziando così il suo processo di 'divoramento' che si conclude con l'uccisione secca (molto 'slasher') delle vittime da parte dei fantasmi/zombie (l'aspetto putrefatto, che ogni tanto si intravede, mi ha ricordato i morti viventi Fulciani).
Fedele alla sua Poetica, anche qua Carpenter (che appare anche ad inizio Film in un sempre simpaticissimo cameo) fa sentire la sua Voce Critica sulla società statunitense, colpendone ancora una volta l'Ipocrisia e la Superficialità, senza però soffermarsi solo sulle autorità o sull'indifferenza popolare, ma scavando fino alle radici della questione. Antonio Bay è nata con lo sterminio di una comunità di lebbrosi ma, se non erro, il delitto viene cammuffato per un secolo come una disgrazia che però ispirò la comunità nella costruzione del paese. Svelando la falsità su cui è costruita la città fittizia di Antonio Bay, Carpenter sembra attaccare le Fondamenta stesse del patriottismo statunitense: mascherando il genocidio delle Comunità Native nel continente sotto il Mito della frontiera, gli usa continueranno a nascondere le proprie (numerose) atrocità sotto la bandiera della Libertà: si pensi alla guerra civile, dove la questione schiavile era più un pretesto economico (per entrambe le fazioni) che una questione etica; oppure la giustificazione (che dura tuttora: basta dare un'occhiata a certi commenti in giro per la rete) sulle due bombe atomiche sganciate in giappone, descritte come un 'male necessario' per far finire una guerra che avrebbe portato soltanto altri morti (quando in realtà il giappone già era intenzionato ad arrendersi, solo non intendeva arrendersi senza porre condizioni); e la lista è lunghissima, si pensi solo alle recenti campagne anti-terrorismo... Gli usa, come ci ha mostrato spesso anche Scorsese, sono una nazione costruita con il Sangue, gli Stermini e la Xenofobia (nonostante le propagande sulla "libertà", le "opportunità" e la struttura "multietnica"), il tutto condito da una profonda ipocrisia suggellata dall'ostentazione di fede per i valori tradizionali, cioè patria/chiesa/famiglia (guarda caso gli stessi "valori" su cui si fondava l'italia fascista e post), ma poi basta leggere le loro banconote per capire che l'"ideale" principale che muove il sedicente mondo ""libero"" non è altro che l'avidità (come diceva Gordon Gekko in "Wall Street" di Stone). Simbolicamente importante la Croce d'Oro nascosta dal nonno di Father Malone assieme al diario-confessione: oltre ad incanalare per certi versi diversi spunti sopra esposti, assieme alla Violabilità della "casa di dio" costituisce una sorta di anticipazione della Polemica Anti-clericale (intesa come contestazione delle gerarchie cristiane, protestanti o cattoliche che siano) su cui si fonderanno Film come "Prince of Darkness" o "Vampires".
Mi fermo qua intanto, per non appesantire troppo il mio già prolisso commento. Chiudo ribadendo che "The Fog", pur non rientrando secondo me tra i Migliori Film in Assoluto di John Carpenter a causa della numerosità di Capolavori o quasi all'interno della sua Filmografia, rimane comunque uno dei numerosi Cult dell'Autore, Imperdibile per chi adora o anche solo apprezza la sua Poetica per via della sua magnificenza Stilistica e la ricchezza di Spunti di Riflessione.
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