VISIONI SETTIMANALI #11: 20-26 Maggio 2019



Stupiti, forse addirittura shockati (ma forse addirittura no), torniamo a proporvi i titoli delle visioni di questa settimana. Iniziamo con filmetti piuttosto mediocri per poi risollevarci approdando ad un week-end sorprendente, in senso positivo, con tanto di incursione in sala cinematografica (purtroppo in italiano, ma qua si entra nella pura soggettività).
Come al solito, quindi, vi auguriamo una buona lettura, sperando di invogliarvi a guardare qualcuno dei Film proposti. 



"Stay Alive"
di William Brent Bell, 2006

Film che vidi almeno 5 anni fa, spronato dal suo inserimento in un saggio dedicato al Cinema Horror. 
All'epoca non mi dispiacque ma, col passare degli anni e il confronto con altre posizioni più o meno critiche, l'ho notevolmente ridimensionato. Questa seconda visione conferma, credo definitivamente, la mia rivalutazione in negativo: "Stay Alive" parte da uno spunto tutto sommato interessante ma, purtroppo, lo sfrutta male proponendo uno slasherino "all'acqua di rose" (importanti tra l'altro nella storia) per teenager, messo in scena in modo piattissimo, scritto con mano blanda e prevedibile, popolato da personaggi anonimi, da musiche mediocri e da effetti digitali troppo videoludici anche per la materia trattata. 
Non atroce, ma dimenticabilissimo, e la versione unrated non pare aggiungere molto. 
Togni Aronne
☆☆



"Come un Gatto in Tangenziale"
di Riccardo Milani, 2017

Non sono per niente fan del cinema all'italiana: infatti trovo questi film stupidi e pallosi. I tempi corrono e, dopo gli anni d'oro di Vittorio De Sica, Massimo Troisi e pochissimi altri, l'Italia ha cominciato un declino senza precedenti. 
Raramente trovo pellicole decenti capaci di intrattenermi, e "Come un gatto in tangenziale" non fa eccezione. 
Se non fosse stato per i protagonisti Paola Cortellesi e Antonio Albanese, che hanno interpretato i loro personaggi magnificamente e con grande bravura, l'opera sarebbe stata un completo disastro. 
Il film è noioso per buona parte del tempo e solo verso il finale riesce ad aumentare l'interesse coinvolgendo davvero lo spettatore. 
Consiglio quindi questa pellicola solo agli italiani medi e a quelli che non hanno di meglio da guardare. 
Aiden Server
☆☆


"On the Waterfront"
[Fronte del porto]
di Elia Kazan, 1954

Terzo e (credo) ultimo Film in cui Kazan diresse Brando, "On the Waterfront" pare fin da subito più problematico e controverso rispetto ad "A Streetcar Named Desire". 
Personalmente ho trovato difficile prendere una posizione chiaramente pro o contro ai contenuti presenti: da un lato ho visto con favore le spinte per la riscossa dei lavoratori contro la prepotenza della mala, così come ho apprezzato (pur con le inevitabili divergenze) la figura del prete "ribelle" e la descrizione anti-manichea dei rapporti tra il Protagonista e il fratello. Dall'altro canto, però, ho provato un po' di disagio nella "pubblicizzazione" della delazione e ho trovato ambigua l'entrata finale nel cantiere navale. Terminata la visione, ho appreso delle spifferate fatte da Kazan alla commissione maccartista e i dubbi si sono accentuati. 
Comunque, al di là delle perplessità etico-politiche, "On the Waterfront" è un'Opera stilisticamente raffinata, impreziosita dalle magnifiche interpretazioni del Cast. 
Togni Aronne
☆☆☆☆½



"Into the Night"
[Tutto in una notte]
di John Landis, 1985

Film dell''85 di John Landis, il primo (almeno tra i Lungometraggi) uscito dopo la tragedia sul set di "Twilight Zone: The Movie". 
Meno folle e più "tranquillo" rispetto alle Opere più note e (giustamente) celebrate dell'Autore, "Into the Night" risulta meno assurdo anche rispetto al coetaneo "After Hours" di Scorsese. Questo forse rende l'Opera meno imperdibile rispetto a Titoli come "Animal House", "The Blues Brothers" o "An American Werewolf in London", ma comunque Landis conserva il suo Gusto esagerato anche quando "si trattiene", come anche la Capacità di mescolare e alternare i Generi più disparati, dalla Commedia al Thriller, dal Dramma al Demenziale, dal Sentimentale al Noir cambiando spesso direzione ma senza sbavare praticamente mai, il tutto aiutato anche da un Ritmo impeccabile, da citazioni simpatiche e da numerosi camei, tra cui parecchi Registi. 
Insomma, consigliatissimo. 
Togni Aronne
☆☆☆☆½

Con "Into the Night" riscopriamo, ancora una volta, i meravigliosi anni '80 e lo facciamo attraverso un'opera di tutto rispetto.
Questo film è spettacolare sotto ogni punto di vista: riesce ad alternare scene molto tranquille ad altre piene d'azione in maniera perfetta, aggiungendo quasi sempre una comicità irresistibile e imprevedibile.
La trama è avvincente e sa coinvolgere lo spettatore fin dai primi minuti mentre l'atmosfera statunitense di quel periodo è ben sottolineata. La presenza di grandi attori protagonisti come Jeff Goldblum e Michelle Pfeiffer risulta d'impatto visto che entrambi riescono ad essere perfetti nelle loro interpretazioni.
Insomma, un Capolavoro nascosto che consiglio a tutti coloro che vogliono godersi una fetta del grande cinema.
Aiden Server
☆☆☆☆½



"Puppet Master 4"
[Il ritorno dei giocattoli assassini]
di Jeff Burr, 1993

Quarto capitolo della lunghissima saga targata Full Moon, dopo la parentesi "passata" del capitolo precedente (dove vedevamo Toulon alle prese coi nazisti) si ritorna qui "al presente", mantenendo però "puppets" e "master" figure positive e benevole.
La regia passa al buon mestierante Jeff Burr, il quale riesce a mettere in scena decorosamente il prodotto pur tradendo i limiti e l'atmosfera insite nella sua natura di sequel direct-to-video. Devo ammettere di essere caduto in diverse distrazioni durante la visione, quindi la mia opinione in merito risulta inevitabilmente "compromessa" in questo senso, ma personalmente credo che la pellicola non sia un'opera particolarmente indimenticabile né tanto meno artistica o stilisticamente personale, ma come ho detto Burr gestisce il tutto con una onesta professionalità.
Insomma, un prodotto destinato esclusivamente ad intrattenere i fan della saga, ma tutto sommato godibile e ben confezionato.
Togni Aronne
☆☆½



"Dolor y Gloria"
di Pedro Almodóvar, 2019

Secondo Film in assoluto che vedo di Almodóvar, "Dolor y Gloria" mi ha colpito fortemente e piacevolmente, tanto da farmi accantonare con sorprendente facilità il "fastidio" per la visione doppiata. 
Il Film si apre all'insegna della Memoria e delle Turbe psico-fisiche, tra cui non manca la Paranoia (anche per la Salute) e il Terrore personale per il proprio Vuoto esistenziale: in questo ho trovato numerosi paralleli con le mie Inquietudini personali, il che ha contribuito considerevolmente a cementificare l'empatia per il Protagonista. 
Il Montaggio è squisito e dà all'Opera un ritmo fluido, dove Presente e Passato si alternano senza seguire un percorso "finalistico", la Fine è giustamente tronca e Metacinematografica, la Fotografia è curatissima e il Cast è ottimo. 
Da rivedere assolutamente, possibilmente in lingua originale. 
Togni Aronne
☆☆☆☆☆



"Il Racconto dei Racconti - Tale of Tales"
di Matteo Garrone, 2015

Film del 2015 di Garrone ispirato a varie fiabe di Basile, "Il Racconto dei Racconti - Tale of Tales" è un assai ambizioso esperimento Fantasy nel Cinema italiano odierno, e il rischio di fallire miseramente era potenzialmente alto. 
Garrone, però, è riuscito a costruire un autentico Gioiellino, una Perla Autoriale di Genere, visivamente magnifica grazie a Scenografie maestose, costumi sgargianti, Creature ed Effetti splendidamente realizzati e una Fotografia di Suschitzky (storico collaboratore di Cronenberg) davvero brillante. 
La struttura multi-narrativa è costruita con sapienza, conferendo da un lato un'atmosfera corale all'Opera e, dall'altro, mantenendo una buona fluidità e unitarietà. Il Cast è eccelso, le Musiche si sposano "alla perfezione" con le Immagini e non mancano, se si vuole cercarli, spunti di Riflessione intriganti sul Potere, sugli Affetti e sull'Umanità. 
Forse un Capolavoro, sicuramente Arte Cinematografica: da rivedere assolutamente. 
Togni Aronne
☆☆☆☆☆

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