VISIONI SETTIMANALI #14: 10-16 Giugno 2019


Un'altra settimana è tramontata: l'estate continua a smorzare la voglia di vedere film tutto il giorno, ma questa volta la cernita è stata particolarmente buona. Chiudo subito qui questa mia introduzione, sperando che la lettura vi risulti gradita e che le opere cinematografiche proposte stuzzichino la vostra curiosità. 
Togni Aronne




"Sicario"
di Denis Villeneuve, 2015

Primissima mia incursione nel Cinema di Denis Villeneuve, "Sicario" è stata un'esperienza meravigliosa.
Un Thriller socialmente impegnato sulla guerra alla droga tra Usa e Mexico, ma senza retorica, con una spiccata predilezione per la Cura artistica delle Immagini e dei Suoni. La Fotografia di Roger Deakins, storico collaboratore dei Coen, regala dei Colori pittorici e, con numerose inquadrature in campo lungo o lunghissimo e a volte addirittura a piombo "sulle strade", crea un'Atmosfera di Smarrimento che incarna l'Emozione della Protagonista.
Nei Contenuti non troviamo morali, ma una visione totalmente pessimistica, quasi nichilista, del mondo, della società, dei rapporti umani.
Le Musiche straordinarie di Jóhann Jóhannsson (morto l'anno scorso), il montaggio serrato di Joe Walker, l'ottima scrittura di Taylor Sheridan e il Cast straordinario rafforzano la bellezza dell'Opera, che conto di rivedere possibilmente presto, come conto di approfondire la Filmografia di Villeneuve.
Togni Aronne
☆☆☆☆☆

Meraviglioso e sensazionale, questo film ha superato le mie già alte aspettative, arrivando molto vicino ai miei cult.
Con delle riprese spettacolari e una trama sempre più interessante, "Sicario" si mostra per quello che è: un vero capolavoro sotto ogni punto di vista.
Priva di difetti, la pellicola scorre liscia portandosi dietro una tensione coinvolgente, talmente affascinante da incollare lo spettatore allo schermo.
Il carisma di Benicio Del Toro lo rende perfetto per la parte e, di conseguenza, una colonna portante dell'opera.
Che dire di più? Concludo consigliando questo film ai fan del thriller e a tutti coloro interessati a godersi una gustosissima fetta del buon cinema.
Fantastico!!
Aiden Server
☆☆☆☆½




"Silent Hill"
di Christophe Gans, 2006

Terza visione, da parte mia, per uno dei film "videoludici" meglio riusciti in assoluto: ne parlai altrove quando lo guardai la prima volta, quindi qui mi limiterò a sottolineare un passaggio particolarmente stimolante, ovvero la forte femminilità della pellicola. 
A parte qualche personaggio maschile, le cui azioni si rivelano sostanzialmente inefficaci e inutili, tutti i personaggi importanti dell'opera sono donne.
L'intensa femminilità dell'opera introduce inevitabilmente il tema fondamentale della maternità: come si dice nel film, la madre, naturale o adottiva che sia, rappresenta gli occhi della prole Dio, e questo concetto, totalmente opposto alla teoria tradizionale predicata dalle principali religioni monoteiste ma molto vicino, stando almeno alle mie (scarse) conoscenze in materia, a culti più ancestrali riguardanti la fertilità.
Una trasposizione personale e intrigante di una serie videoludica altrettanto interessante.
Togni Aronne
☆☆☆☆

Non avendo giocato alla sua controparte videoludica, giudicherò questo film a sè stante.
Fin dai primi minuti si può intuire come la pellicola punti ad essere particolarmente intricata, portando lo spettatore ad una complicata comprensione ma, al tempo stesso, ad un interesse sempre crescente.
I nodi vengono sempre al pettine e sul finale, infatti, troviamo la spiegazione di ciò che abbiamo vissuto e del perché sia successo: spiegazione che, tuttavia, non completa il puzzle, lasciando così un paio di affascinanti dubbi.
Il vero punto di forza dell'opera sono le musiche le quali risultano un riempitivo davvero ben fatto e mai stancante.
Per concludere posso consigliare "Silent Hill" ai fan della serie di videogiochi e a coloro a cui piace il genere Horror psicologico.
Aiden Server
☆☆☆½




"Relaxer"
di Joel Potrykus, 2018

Film assai indipendente del 2018, "Relaxer" è un omaggio assurdo e disagiato alla cultura pop di fine millennio scorso.
L'individuo spettatore è recluso per 90 minuti insieme al Protagonista, immobilizzato in una posizione simbolo, forse, di un'immobilità personale, di un Vuoto emotivo auto-degradante, di una sfida idiota alla propria inerzia.
L'estrema povertà di mezzi viene brillantemente riscattata da una Cura ricercata e artistica per le Immagini: la Fotografia di Adam J. Minnick vanta soluzioni cromatiche intrigante, mentre la macchina da presa ha la possibilità di esplorare il limitatissimo spazio del soggiorno senza troppe "intrusioni" da parte del montaggio (curato dal regista stesso, Joel Potrykus). Joshua Burge, nei panni del Protagonista Abbie, regala un'Interpretazione intensa e sfaccettata del profondo Malessere del Personaggio.
Il finale assurdo ed esasperato conferma lo Spirito sospeso tra Maestria e Kitsch di cui l'Opera è impregnata.
Un Gioiellino da valorizzare.
Togni Aronne
☆☆☆☆½




"Mandy"
di Panos Cosmatos, 2018

Dopo "Beyond the Black Rainbow" Panos Cosmatos, figlio del regista di "Cobra" o "Rambo II" (mai visti ma scarsamente appetibili ai miei occhi), propone un altro Horror impregnato di riferimenti estetici agli anni '80, questa volta avvalendosi di una star (seppure ultimamente non proprio garanzia di qualità) come Nicolas Cage.
Più che nel film precedente, in "Mandy" aumenta a parer mio il dubbio riguardo alla riuscita complessiva, tra sospetto di pretenziosità, morale ambigua (fondata però più sulla reputazione reazionaria dei lavori paterni) e ,momenti kitsch, in particolare quando il protagonista si lancia in battute "cool".
Però poi risulta difficile non rimanere affascinati dalla ricercatezza visiva e sonora dell'opera, tra Colori estremizzati (specialmente il Rosso), Musiche ipnotiche di Jóhannsson, inserti animati, look accattivanti e provocatori dei Personaggi, Violenza, Deliri e così via.
Un'opera non perfettamente riuscita? Forse, ma terribilmente affascinante e artistica.
Togni Aronne
☆☆☆☆




"Zelig"
di Woody Allen, 1983

Un altro mockumentary per Woody Allen, la cui comicità qui viene piegata con estrema sottigliezza, giocando poco sui suoi dialoghi ma sempre esasperando i fatti, mantenendo al contempo una carica fortemente auto-umiliante.
Il Camaleontismo di Zelig, come dicono vari personaggi intervistati, può essere interpretato in molteplici simbolismi differenti, ma fondamentale è l'origine "auto-difensiva", ovvero nascondersi nella folla e piacere alla gente, di questa strabiliante capacità.
Il Finale, provocatoriamente, conferisce a Zelig un'aurea eroica garantitagli dal suo problema, come se si volesse dire che, per salvarsi, perdere la propria personalità conformandosi al prossimo è la via migliore.
Tecnicamente avanzato, recitato superbamente da Allen e l'allora moglie Farrow, "Zelig" è uno dei tanti Gioiellini del Cineasta da studiare con attenzione.
Togni Aronne
☆☆☆☆☆

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