CONSIGLI SETTIMANALI #11: 16-22 Settembre 2019


L'estate ormai è finita, ma questo non c'entra nulla con l'appuntamento settimanale dedicata ai consigli cinematografici più o meno random. Volendo è sempre possibile trovare un filo conduttore che ci porta dal Capolavoro della New Hollywood "Easy Rider" al grottesco mix firmato Miike di Commedia, Horror, Musical e persino Animazione che risponde al titolo di "Katakuri-ke no kôfuku", passando per vari sequel di slasher e per Cult più o meno artistici in bilico tra thriller e horror. Il tutto condito da un corto, al momento della stesura di questa introduzione ancora misterioso persino per il sottoscritto. Quindi chiudo augurandovi, come sempre, buona lettura.
Togni Aronne




"Easy Rider"
di Dennis Hopper, 1969

Strabiliante Manifesto che mostra in modo spudorato le profonde incongruenze degli usa (fine anni '60): la Libertà rappresentata dalla bandiera presente su moto, casco e giacca di Captain America è tradita dalla bandiera ufficiale e identica degli states, simbolo di repressione e oppressione in nome di una falsa libertà dominata dal denaro.
Un Capolavoro che contribuì ad abbattere le concezioni rassicuranti del cinema classico hollywoodiano: Hopper rovescia queste regole, adoperando un montaggio ardito, sperimentale e disorientante e dedicando ampio spazio a riprese documentaristiche inutili ai fini della trama ma essenziali per lo Spirito del Film.
La fotografia gioca splendidamente con luci e ombre proponendo colori spesso naturali e suggestivi, il Cast è superlativo, dai protagonisti ai comprimari alle mezze comparse, diverse volte pescate dalla realtà e la Colonna Sonora è leggendaria, con Brani che coronano un'Opera d'Arte che non si può non definire Pilastro del Cinema!
Togni Aronne
☆☆☆☆☆




"Wolf Creek"
di Greg Mclean. 2005

Ispirato a reali omicidi, "Wolf Creek", esordio alla regia di un lungometraggio per Greg McLean, è un intrigante thriller-horror che sposa omaggi a Classici come "The Texas Chain Saw Massacre" e "The Hills Have Eyes" con i suggestivi ambienti australiani. 
Ciò che più mi ha colpito della pellicola, insieme alla straordinaria interpretazione di Jarratt nei panni del folle Mick Taylor, è la Bellezza pittoresca dei Paesaggi, il cui accostamento con la Brutalità sconvolgente delle azioni mostrate crea un sublime ritratto di Contraddizioni, probabile rappresentazione dell'Australia secondo lo sguardo dell'autore. 
"Wolf Creek", sotto l'apparente disimpegno da intrattenimento Horror, lancia interessanti spunti di riflessione sul Tema del Conflitto, dello Scontro tra la piattezza della civiltà e la follia irrazionale che della prima è figlia reietta. 
Un film grandioso, per me meritevole dello status di (piccolo?) Cult del Nuovo Millennio.
Togni Aronne
☆☆☆☆




"Leatherface: Texas Chainsaw Massacre III"
[Non aprite quella porta - Parte 3]
di Jeff Burr, 1990

Terzo film della saga di "Texas Chainsaw Massacre", la produzione viene acquisita dalla New Line, che con "Nightmare" e sequel stava guadagnando un buon successo nell'Horror. 
L'intenzione originaria era quella di rilanciare una nuova serie e, nonostante  un apparente spostamento su un più tradizionale seguito, l'impostazione narrativa generale sa di riavvio. Infatti ritroviamo praticamente lo schema del Capostipite, con un gruppetto di personaggi alle prese con la famiglia cannibale di Leatherface. L'impatto è sempre meno forte e memorabile, e il risultato complessivo è un horror destinato soprattutto ad un intrattenimento disimpegnato. 
Comunque, per alcune trovate splatter (tra cui una bambina omicida) e per delle buone interpretazioni (Ken Foree e un giovane Viggo Mortensen in primis), "Leatherface" riesce a divertire in modo soddisfacente l'appassionato del genere, e la regia di Burr confeziona il tutto con professionalità. 
I problemi per la saga inizieranno coi titoli successivi.
Togni Aronne
☆☆☆




"Halloween II"
[Il signore della morte]
di Rick Rosenthal, 1981

Dopo 3 anni dall'incredibile successo del Capolavoro di Carpenter "Halloween", Yablans e Akkad investirono nell'inevitabile sequel. Carpenter, pur occupandosi ancora della sceneggiatura e delle musiche, cede la regia all'esordiente Rosenthal.
"Halloween II" fa di tutto per essere visto come una seconda parte di un Film unico, iniziando pure dall'epilogo del predecessore, ma l'assenza di una Mano artistica come quella di Carpenter si fa sentire molto. 
Consapevoli però di questo fatto, va detto che il film mantiene le sue promesse, ovvero intrattenere il pubblico horror e i fan dell'Originale con un sequel completamente soddisfacente sul piano narrativo e 'slasher'.
Concludendo, "Halloween II" è sicuramente un prodotto che non raggiunge nemmeno un briciolo dell'Artisticità del Film di Carpenter, però è un sequel pienamente soddisfacente sul piano narrativo e dell'intrattenimento, e merita di essere rispettato dai fan della Saga, in cui è probabilmente il seguito migliore.
Togni Aronne
☆☆☆½




"I Still Know What You Did Last Summer"
[Incubo finale]
di Danny Cannon, 1998

Il successo di "I Know What You Did Last Summer"spinge i produttori a battere il ferro finché caldo e così l'anno seguente giunge l'immancabile sequel. 
Il film prende tutta la carica di cliché del predecessore senza però proporre praticamente niente di memorabile: i jump scares sono triti, i colpi di scena telefonati, la regia piatta, il cast principale fa il proprio compitino senza particolari guizzi e così via.
I cameo di Combs e Cobbs sono gradevoli ma non salvano più di tanto il film, e la presenza (non accreditata) di Jack Black, per quanto simpatica, risulta alquanto inutile. Le varie slasherate sono anche godibili, ma neanche queste riescono a dare al film anche solo una parvenza di convinzione.
Insomma, "I Still Know What You Did Last Summer" è un sequel assai moscio di un film che già di suo non brillava particolarmente per personalità, ma che quantomeno aveva il merito di farsi ricordare per un paio di trovate: qua invece c'è solo tanta fiacchezza e svogliatezza.
Togni Aronne
☆☆




"Final Destination"
di James Wong, 2000

Buon teen horror d'inizio millennio. 
Il punto forte della pellicola è sicuramente l'idea di partenza: il boogeyman di questo slasher infatti non è un serial killer mascherato a forte rischio di anonimia ma il "Boogeyman" più letale esistente, non un "semina-morte" qualsiasi ma la Morte in persona. 
Ciò permette di mettere in scena le morti con grande ingegnosità, con modalità per certi versi affini a quelle di "Saw", e la leggerezza della narrazione salva l'opera dal pericolo di scadere nella pretenziosità banale. 
"Final Destination" è un horror d'intrattenimento per ragazzi e ragazze, tecnicamente ben confezionato, con una cura per i dettagli visivi e sonori indispensabile per l'"indagine", un cast buono con Tony Todd ("Candyman") impegnato in un'interessante interpretazione misteriosa e una colonna sonora efficacie. 
Insomma, un pop corn movie di Genere che soddisfa e tiene sulle spine, senza pretese di "immortalità": invoglia a proseguire la serie. 
Togni Aronne
☆☆☆




"カタクリ家の幸福"
Katakuri-ke no kôfuku
[The Happiness of the Katakuris]
di Takashi Miike, 2001

L'infaticabile Miike, noto principalmente (e superficialmente?) per la Violenza estrema di certe sue Pellicole, è da me amato, tra i molteplici motivi, perché realizza spesso Film abbastanza fuori di testa e perché, nonostante l'incredibile prolificità, sperimenta sempre Generi e tecniche diverse, il tutto mantenendo un'abilità registica sbalorditiva. 
In questo Film, parziale remake di "Choyonghan kajok" del coreano Jee-woon, Miike mescola Generi come il Grottesco e la Commedia sentimentale, il Musical e l'Animazione in stop motion, proponendo passaggi squisitamente deliranti e coreografie musicali demenziali e assurde. La Morte (tema fondamentale per l'Autore) viene messa in scena nei modi più assurdi ma toccando nel Finale una Vetta Poetica commovente, anch'essa tipica di Miike (anche se non molti sono in grado di cogliere questo aspetto). 
Per me rientra sicuramente tra le Opere migliori del Maestro giapponese: spero di rivederla il prima possibile!
Togni Aronne
☆☆☆☆☆



Cortometraggio settimanale



"L'Homme qui Plantait des Arbres"
[L'uomo che piantava gli alberi]
di Frédéric Back, 1987

Toccante e magnifica fiaba che travalica il messaggio ecologista (sempre importante) per parlare delle potenzialità creatrici insite nell'Essere Umano. Elzéard Bouffier (il protagonista narrato nel racconto), trova la sua Felicità nel piantare alberi per poter riportare la Vita nella desolazione in cui abita e compie questa 'missione' senza che nessuno glielo ordini, di sua spontanea volontà, senza preoccuparsi di chi sia l'inadempiente proprietario del terreno: quel che importa è che quel territorio riprendi a vivere, e in questa sua opera il taciturno e solitario Elzéard (contrapposto al narratore, unico personaggio parlante, in originale interpretato da Philippe Noiret) trova la sua Felicità, con la quale riesce a non farsi distrarre da tutte le brutture di questo mondo, come le disastrose guerre mondiali.
Capolavoro di Animazione, visivamente magnifico e poetico.
Togni Aronne
☆☆☆☆½

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