CONSIGLI SETTIMANALI #9: 2-8 Settembre 2019


Ancora con leggerissimo ritardo, ritornano i consigli settimanali: volendo, potremmo vedere nella Follia un filo tematico che unisce la scelta dei titoli, dal Capolavoro kubrickiano "The Shining" alla merdina lucchettiana "Bloody Psycho", con un Corto nuovamente lynchano a chiudere il tutto. Vi auguro una buona lettura. 
Togni Aronne




"The Shining"
[Shining]
di Stanley Kubrick, 1980

Incursione di Kubrick nell'Horror, "The Shining" pone le sue basi sull'omonimo romanzo di King, da cui però prende molte distanze (causando l'imperituro astio dello scrittore): dal libro mantiene praticamente soltanto i Personaggi (ma mutati profondamente nel carattere), l'idea dello 'Shining' (la 'luccicanza'), l'Overlook Hotel con il suo passato e la sua natura e qualche passaggio inevitabile di trama, ma poi opera un lavoro di intensa e quasi brutale metamorfosi, grazie al quale ottiene un Capolavoro cinematografico.
Il Simbolo principale dell'Opera è il Labirinto, il cui effetto estraniante è sottolineato nella messa in scena e nei movimenti di macchina, ma anche nello schema stesso della narrazione.
Un Capolavoro immortale, nel quale Kubrick ha caricato l'Orrore della sua sfiducia e del suo disincanto etici, e invece di mettere in scena la fuga da un mostro soprannaturale ha optato per lo smarrimento nei meandri più oscuri e profondi della mente umana.
Togni Aronne
☆☆☆☆☆




"Dread"
di Anthony DiBlasi, 2009

Ispirato all'omonimo (magnifico) Racconto di Clive Barker, il film si discosta visibilmente dall'Inquietudine Anti-razionale che permeava la versione cartacea in favore di un approccio più "normale", alleggerendo un po' troppo la Poetica Barkeriana.
Però distaccandosi dallo Spirito letterario per adottare un approccio differente l'esordiente Anthony DiBlasi dimostra un'apprezzabile volontà di creare qualcosa di personale, il Cast è tutto in parte, le scenografie sono sporche e corporee al punto giusto, la fotografia propone Inquadrature e Colori interessanti, il montaggio costruisce brillantemente la tensione e la messa in scena sa in certi momenti creare il senso di Disagio, soprattutto nell'Epilogo.
Chiudendo, questo "Dread" non è sicuramente uno dei migliori esempi di come trasporre la Follia del grande Scrittore contemporaneo inglese, ma riesce a farsi ricordare con piacere anche varie ore dopo il termine della visione suggerendo interessantissimi spunti di Riflessione.
Togni Aronne
☆☆☆½




"First Blood"
[Rambo]
di Ted Kotcheff, 1982

SuperCult action 80iniano. L'icona lanciata dal film, ovvero Rambo, mi fa schifo a pelle, essendo uno dei simboli più rappresentativi del fanatismo militarista, ispirando probabilmente diversi arruolamenti. Però questo film non è il vero responsabile di tale deriva fascistoide: il militarismo è presente anche qui, ma con toni ambigui (si intuisce che Rambo è il frutto infernale di una manipolazione mentale) e in sostanza prevale lo scontro con l'autorità precostituita, oltre a non mancare i sentimenti umani. Di Kotcheff ho preferito "Wake in Fright", ma "First Blood" merita il Cult.
Togni Aronne
☆☆☆☆




"Carnage Park"
di Mickey Keating, 2016

Interessante film indipendente del giovanissimo Mickey Keating. 
Come il precedente "Darling", anche questo non propone qualcosa di completamente originale, e per certi versi il risultato dà l'impressione di non essere completamente riuscito. Però l'autore è in grado di proporre trovate audiovisive piuttosto interessanti, rimescolando il bagaglio di citazioni multigenere (tra cui Peckinpah, dichiarato dal cineasta, ma più evidenti mi paiono i richiami a Tarantino, Rodriguez, Hoopere e Rob Zombie) in un cocktail godibilissimo per chi ama certe atmosfere. 
Non manca una sottile e ironicamente macabra contestazione della mentalità redneck, in cui fanatismo parareligioso e violenza psicotica si fondono in una crudeltà shockante, ma c'è spazio anche per frecciatine contro il sistema bancario, l'inaffidabilità della legge e l'avidità in generale. 
Degna di nota la fotografia "sabbiosa" e il sonoro in certi punti sperimentale, niente male il cast. 
Meriterebbe una revisione.
Togni Aronne
☆☆☆½




"House of 1000 Corpses"
[La casa dei 100 corpi]
di Rob Zombie, 2003

L'esordio alla regia del musicista Rob Zombie rappresenta una delle migliori opere horror del nuovo millennio, omaggiando con passione i grandi Classici del Genere, in particolare "The Texas Chainsaw Massacre" di Tobe Hooper. 
Come nel successivo "The Devil's Rejects", anche questo film è saturo di violenza e scurrilità, elementi che, uniti all'inserimento di riprese "allucinate" e particolari, non possono non suscitare la repulsione e la disapprovazione di quella parte "benpensante" di pubblico, critica e cinefili. 
Dunque, "House of 1000 Corpses" è un'eccezionale opera prima di Rob Zombie, tanto "commerciale" come musicista quanto personale (e, per certi aspetti, di "nicchia") come cineasta. Vivamente consigliato.  
Togni Aronne
☆☆☆☆½




"The Texas Chain Saw Massacre"
[Non aprite quella porta]
di Tobe Hooper, 1974

Un Classico dell'Horror anni '70. 
Già alla prima visione, pur conoscendo molto meno i Linguaggi Cinematografici rispetto ad oggi , avevo adorato quelle Inquadrature insistite dell'Occhio shockato della Burns. Rivedendolo un paio di anni fa, ho apprezzato moltissimo il modo in cui la mdp segue Teri McNinn da sotto l'altalena quando si avvia verso casa, o le messe a fuoco graduali della luna... Ho avvertito moltissimo quello Spirito New Hollywoodiano che caratterizza anche "Easy Rider"...
Un Capolavoro, comunque, ispiratore di moltissime altre Pellicole future e, seppure (forse) inconsapevolmente, uno spietato ritratto della violenza statunitense nel periodo della guerra in Vietnam. 
Togni Aronne
☆☆☆☆☆




"Bloody Psycho"
[Bloody Psycho - Lo specchio]
di Leandro Lucchetti, 1989

Film della collana "Lucio Fulci presenta" diretto e co-scritto da Leandro Lucchetti, come altri poi riciclato in almeno una scena (quella alla lavanderia di sicuro) in "Un Gatto nel Cervello". Senza troppi giri di parole, ci troviamo di fronte ad un prodotto decisamente mediocre, con attori poco brillanti e non di rado sopra le righe (fatta eccezione per Paul Muller), una storia buttata lì e numerose scene di dubbio gusto, tra inspiegabili cadute soft porn e un ingiustificabile momento country. Però qualcosa di interessante, soprattutto nella fotografia e nelle musiche, c'è.
Togni Aronne
☆☆



Cortometraggio settimanale


"The Cowboy and the Frenchman"
di David Lynch, 1988

Simpatico Corto Lynchano, all'interno di una rassegna di 'visioni della Francia' da parte di alcuni Registi, può essere descritto con le parole del 'committente' (stando ai ricordi dell'Artista del Montana): "two clichès in one".
Giocando, infatti, con la messa in scena di due mondi stereotipati, quello Western del sordo Slim (un sempre iconico Henry Dean Stanton) e quello Francese di Pierre, ma i due stereotipi. Ma questi due Mondi Stereotipati, dopo un'iniziale diffidenza, riescono a compenetrarsi e a fondersi l'un l'altro, e alla fine i due Protagonisti si scambiano il cappello. Ma gli stereotipi, ora amichevolmente scherzosi, restano, tant'è che Slim scaglierà una lumaca, protagonista dell'ultima inquadratura.
Molto simile ai sipari idilliaci e divertenti presenti in "Twin Peaks", ovviamente non privi del tipico Gusto Onirico di David Lynch.
Togni Aronne
☆☆☆½

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