CONSIGLI SETTIMANALI #8: 26 Agosto - 1 Settembre 2019


Con un leggero ritardo arriva il consueto appuntamento dei consigli cinematografici. Come al solito la scelta dei titoli rasenta la casualità, anche se potremmo trovare una sorta di percorso ideale dalle riflessioni sui media con il "Videodrome" di Cronenberg (di cui già pubblicammo una "recensione" su questo blog) al carnevale dell'Aldilà del "Beetlejuice" di Burton, attraversando varie sfumature di alieni e zombie (con Romero immancabile). 
Chiudo l'introduzione augurandovi una buona lettura.
Togni Aronne




"Videodrome"
di David Cronenberg, 1983

Uno dei Film Simbolo della Poetica Cronenberghiana, per certi versi il Manifesto del cosiddetto Body Horror.
Contestazione dell'iper-televisività sociale, impossibilità di individuare una Realtà precisa, concetto di Dipendenza: il Film apre molteplici riflessioni su questi e altri Temi, ricorrenti nella Poetica dell'Autore.
Anche sul piano Stilistico "Videodrome" esprime al meglio i caratteri principali della Filmografia del Regista, tra Mutazioni e Fusioni di Corpi e Macchina, uso artistico ed estremamente 'organico' delle Scenografie, sovraesposizione degli Schermi, riduzione al minimo dei virtuosismi tecnici unito a Sperimentazioni suggestive nella Messa in Scena e nelle Scelte sonore, Simboli onnipresenti in ogni ripresa ecc.
Un Capolavoro del Cinema e una delle Vette di Cronenberg, nonché una delle sue Opere da me maggiormente adorate, forse a causa anche della sua Cripticità, Provocatorietà e Problematicità.
Togni Aronne
☆☆☆☆☆




"Waxwork"
[Waxwork - Benvenuti al museo delle cere]
di Anthony Hickox, 1988

Teen horror senza pretese ma che trasuda inventiva e Amore per il Genere da tutti i pori.
Come i personaggi, anche noi individui spettatori ci fiondiamo, con la Fantasia, negli scenari gotici rappresentati dalle installazioni varie. Questo dà al film un aspetto, più che di opera ad episodi, di raccolta di anteprime: già la visione statica delle varie composizioni si limita a dare un gustoso assaggio all'Immaginazione, ma anche quando assistiamo alle esperienze in questi mondi alternativi veniamo inseriti in racconti già avviati e, potenzialmente, estendibili anche dopo la conclusione dei destini dei personaggi. 
Il Finale mi lascia sempre dubbioso: gran bordello o 'Casino' inevitabile per l'evoluzione metalinguistica dell'opera? Il Dubbio comunque è di tipo positivo, perché mi spinge ad apprezzare tale espediente proprio per la Fusione ed Esplosione per certi versi Grottesca di tutto il Bagaglio 'di Genere' presente nel Film.
Un lavoro che merita di essere visto e rivisto.
Togni Aronne
☆☆☆☆




"Bad Taste"
[Fuori di testa]
di Peter Jackson, 1987

Esordio di Peter Jackson alla regia di un lungometraggio, girato nei week-end per circa 4 anni, "Bad Taste" è il Manifesto programmatico della prima fase di quello che poi diventerà l'Autore di "The Lord of the Rings".
Come dice benissimo il Titolo originale, il Film è all'insegna del cattivo gusto. Seppure apparentemente acerbo, il film è pervaso da una cura attenta della messa in scena e delle inquadrature, oltre che da un brillante lavoro di montaggio. Divertentissime tutte le trovate splatter, come anche la loro realizzazione, e il look degli alieni è fantasioso.
Nel suo delirio demenziale, non manca una sottile critica all'industria delle multinazionali alimentari e nemmeno una presa per il culo degli stereotipi eroistici.
Insomma, "Bad Taste" è un piccolo Cult che merita molteplici apprezzamenti, nonostante o, meglio, grazie anche alla sua estrema povertà produttiva, brillantemente riscattata da una Genialità registica che merita di essere ritenuta autoriale.
Togni Aronne
☆☆☆☆




"Virus"
di Vincent Dawn [Bruno Mattei] + Claudio Fragasso [n.a.], 1980

Filmaccio di Mattei (firmato Vincent Dawn) che ricalca in modo banale "Dawn of the Dead" di Romero e, in parte, anche "Zombi 2" di Fulci. Il merito principale della scadente qualità è dovuto alla base di partenza, ovvero la sceneggiatura di Fragasso, che dimostra ancora una volta di non provare imbarazzo nel proporre dialoghi idioti e una trama piena di buchi. Purtroppo, però, la regia di Mattei non riesce a risollevare più di tanto la idiota base di partenza, tradendo forse una scarsa convinzione, condivida dal montaggio e dalla fotografia.
Il cast è sostanzialmente alquanto mediocre e anonimo e le splatterate son carine, mentre le musiche "dei Goblin" sono magnifiche ma in gran parte prese da film precedenti. 
Un film trascurabilissimo nei suoi momenti migliori, brutto e/o risibile in quelli peggiori e, forse, si lascia apprezzare più nelle inquadrature prese da documentari naturalistici random che nei momenti horror.
Togni Aronne
☆½




"Dawn of the Dead"
[Zombi]
di George A. Romero, 1978

A 10 anni di distanza da "Night of the Living Dead", Romero torna agli zombie da lui (re)inventati, calcando sul discorso sociale: in questo senso, le immagini degli zombie che gironzolano privi "inebetiti" tra i carrelli del supermercato rappresentano una brillante metafora del consumismo. 
La mania per il consumismo, però, è evidente anche tra i vivi, come ben evidenzia la sequenza in cui si condensano vari momenti di 'svago post-commerciale', ma anche nella scena in cui Peter riaccende il televisore nonostante manchino le trasmissioni. Significativo notare la differenza tra le scene in cui Peter e Stephen prima e i bikers poi arraffino i soldi, come se valessero ancora qualcosa, e le inquadrature nel Finale in cui il denaro, gettato per terra, viene calpestato dai Morti Viventi.
Un altro Capolavoro di George A. Romero, uno dei Cineasti che meglio ha saputo coniugare il Genere con la Critica politica.
Togni Aronne
☆☆☆☆☆




"White Zombie"
[L'isola degli zombies]
di Victor Halperin, 1932

Considerato praticamente ovunque come il Primissimo Zombie Movie della Storia del Cinema, siamo ancora lontanissimi dalla Svolta Antropofaga di Romero e molto ma molto vicini alla tradizione haitiana del Corpo privo di coscienza comandato da uno stregone (ripresa in "The Serpent and the Rainbow" di Craven e, per l'ambientazione haitiana, in "Zombi 2" di Fulci).
Nella classicità dell'impostazione narrativa troviamo diversi spunti di riflessione sociale (schiavitù sia coloniale che, più in generale, capitalista) moltissime sperimentazioni Visive di grande impatto, come gli occhi di Lugosi che incombono in sovrimpressione all'inizio sui protagonisti o uno 'split screen' in tempi decisamente non sospetti costruito con un'attenzione sbalorditiva nel far combaciare gli sfondi.
Bela Lugosi più gigantesco ed espressivo che mai, anche più che in "Dracula" secondo me: supera davvero sé stesso, oltre a proporre i suoi giustamente celebri sguardi estremamente penetranti.
Togni Aronne
☆☆☆☆




"Beetlejuice"
[Beetlejuice - Spiritello porcello]
di Tim Burton, 1988

2° Lungometraggio di Tim Burton, in cui l'Autore inizia a proporre la sua visione unica e personale dell'Aldilà, in bilico tra Gotico e Black Humour bizzarro. Non manca una riflessione autobiografica sul rapporto difficile e sofferto tra gli Individui con una certa sensibilità artistica e la Società in cui ci si trova costretti a vivere, dove dominano superficialità, apparenza e culto di un successo vuoto.
Burton estende anche un'ironica critica contro la freddezza della burocrazia rappresentandola nei magnifici sipari ambientati negli uffici' dell'Aldilà: il pragmatismo dei sistemi di governo nel mondo dei vivi riecheggia parodiata nell'amministrazione ultraterrena, evidenziando l'inutilità di norme e codici cavillosi e fumosi.
Beetlejuice, invece, è la versione negativa dei Freaks burtoniani, "cugino" di anti-villain come Penguin o Sweeney Todd: nonostante la sua cattiveria, il Personaggio suscita più simpatia che astio.
Un Cult.
Togni Aronne
☆☆☆☆½


Cortometraggio settimanale


"The Amputee"
di David Lynch, 1974

Lynch approfitta del test di due pellicole per costruire un cortometraggio statico dove propone il suo Immaginario creativo e riflessivo e, quasi senza farlo apposta, la ripetizione del corto (dovuta appunto all'operazione di test) rafforza Temi fondamentali della sua Poetica come il Doppio o il Loop. Non uno dei suoi Capolavori, ovviamente, ma comunque un'opera degna di interesse, anche solo per l'effetto estraniante che si ottiene tra il sonoro (la lettera della protagonista) e l'immagine (le cure che il medico offre alla menomazione della protagonista).
Togni Aronne
☆☆☆

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